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Autore Romanzo criminale
sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 14-10-2006 01:33  
quote:
In data 2006-08-05 17:42, cassiopea scrive:
avete altri film che trattino storia italiana di quegli anni da segnalarmi? Grazie!




Tutto Rosi e tutto Petri per esempio. E poi Il muro di gomma... poi vabbè, mille altri.

Comunque non capisco affatto le critiche mosse da liliangish per il contenuto... o meglio, le capisco ma non le condivido. Soprattutto perchè Placido non penso affatto abbia voluto presentare un affresco perfetto della società dell'epoca. Lo dice il titolo stesso; siamo di fronte ad un romanzo. E tale è, sebbene ispirato ad una storia tragicamente vera.

Comunque il film l'ho visto stasera. Ed è ottimo.
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E' ok per me!

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 14-10-2006 01:38  
quote:
In data 2006-04-22 15:27, liliangish scrive:

coprendo ogni reale implicazione delle autorità civili ed ecclesiastiche con il velo della massoneria, naturalmente.




Qui poi ci sarebbe un discorso lunghissimo da fare, perchè quegli anni di piombo sono tutt'ora fra i più bui della nostra storia. Non c'è (quasi) nulla di certo su chi siano i reali mandanti di tante stragi e omicidi; poteva mai Placido lanciarsi in accuse di un certo tipo in un contesto del genere? Dal testo si capisce bene che le figure dei massoni sono implicate con certe autorità politiche e civili: e più in la è davvero rischioso spingersi...
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E' ok per me!

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Harold

Reg.: 28 Ago 2006
Messaggi: 358
Da: Milano (MI)
Inviato: 22-10-2006 23:00  
Se il libro avanti un pochetto si spingeva (la figura quasi manzoniana del Vecchio,assente nei film,pesantemente caratterizzato per una evanescenza ieratica e mefistofelica,che manovra da un non meglio precisato 'alto ' tutte le trame criminose degli antieroi protagonisti,veramente ridotti al rango di marionette;le varie sottotrame legate alla collusione dei superiori di Scialoja con questa specie di capo-massone ) il film prende un'altra via più succinta e incisiva,sfrondando il testo di partenza da ogni corollrio che filmicamente avrebbe rappresentato un inutile e confuso ingombro alla riuscita della narrazione. Pur tradito nella forma, lo 'spirito ' del romanzo è mantenuto tramite una essenzialità drammaturgica tanto calibrata da arricchire i personaggi e gli intrecci che ne beneficiano. In questo senso è in parte vero che per 'parlare bene ' del film leggerne prima la fonte letteraria d'ispirazione sarebbe inutile così come fuorviante,per chi nell'analisi si fermasse a un pedissequo (e impossibile ) confronto comparativo. 'ROMANZO CRIMINALE ' non è infatti soltanto cinema puro e infallibile nella sua architettura epica di stampo palesemente hollywoodiano (sia nella forma che nella sostanza di riproposizione di 'miti ' classici del cinema 'nero ' d'oltreoceano ) ma cosa anche più sorprendente,un raro (e si spera presto imitato ) esempio di cosa veramente voglia dire fare del cinema allorchè si parta da un soggetto semiologicamente ben distinto come un'opera letteraria,tralaltro di indubbio valore come quella in questione: a dir poco suicida e pretestuosamente folle sarebbe stato cercare di adattare tutti gli innumerevoli snodi presenti nel romanzo tentando di farli rientrare in una linea narrativa coerente e fluida ; non parliamo poi di sacrificare,come pure spesso si fa,la ricchezza espressiva del 'mezzo cinema ' per fornire una rassicurante quanto scialba 'versione in movimento ' del materiale originario,così da sminuirne pericolosamente il valore intriseco di 'storia di finzione '. La verità,e in questo caso pure la ragione,stanno in una 'medietas ' tanto attraente quanto ardua a trovarsi. E come già detto, per quanto riguarda ciò, la cosa è facilitata dalla costruzione stessa del testo letterario,così analitica ed eziologica ( per i tanto tormentosi 'misteri d'italia ' dell'ultimo trentennio ) da risultare alla lunga dispersiva e persino incoerente. Dire che Placido abbia riportato questo 'ROMANZO CRIMINALE ' alla sua celata e insieme conclamata natura di grande novella nera a metà tra la spontaneità vitale di Pasolini e la densità drammatica di un Ellroy (per fortuna senza l'irritante inettitudine narratoria di quest'ultimo ) sarebbe tanto corretto quanto affermare che una tale operazione non è nè impropria nè irrispettosa,bensì frutto di una mirabile quanto inusitata capacità di sintesi e focalizzazione dei centri nevralgici da cui poter far scaturire una fabula nuova e allo stesso tempo non avulsa dal testo di partenza e quindi autonomamente vitale. La premiata ditta Rulli & Petraglia (su supervisione dello stesso De Cataldo,quasi nume tutelare alla radicale palingenesi creativa ) procede a un denudamento progressivo del 'corpo narrativo ' senza che si possa parlare tuttavia di totale scuoiamento. Il terreno così bonificato è infatti pronto per far germogliare una nuova pianta,forse meno robusta della precedente ma egualmente salda. Il tutto,passando nelle mani di Placido,coltivatore avvertito e raffinato quanto basta,assume presto la forma compiuta di un giardino rigoglioso e armonico. Fuor di metafora, la ricchezza e la polivocità perdute in quello che nel romanzo era uno sviluppo di fabula complesso e affascinante,è riguadagnata sullo schermo mediante l'utilizzo spregiudicato di tutti i modelli (come detto, sia stilistici che mitopoietici ) di certo cinema americano,fino al citazionismo puro di (andando a memoria ) due scene tra le più significative del film. Quello che avremmo se tuttavia nel tentativo di rigenerazione segnica,ci fermassimo qui, sarebbe un gusto vintage giocato sul citazionismo sterile che risulterebbe alla lunga terribilmente irritante (un esempio di questo pessimo cinema è ROAD TO PERDITION di Mendes... a proposito ma dove accidenti è finito??? ) . La cifra stilistica che è veramente la carta vincente di questo film sta invece nella contemporanea e frenetica operazione di enfatizzato intimismo attuato su quelli che sono i rapporti di forza della struttura narratologica che si vuole perseguire. Tanto per essere chiari, le relazioni tra i personaggi e i collegamenti che si instaurano giocoforza tra i valori di cui ciascuno di essi è portatori(a volte convergenti,a volte discordi,più spesso ambiguamente tangenti ) sono fatti oggetto di un accelerazione e di un enfatizzazione emozionale impensabili in un romanzo dove tutti sono servi di tutti e nessuno è padrone di sè stesso. Laddove la faceva da padrone il collettivo,ecco l'individuo non più macchietta ma personaggio-persona in grado di mutare a seconda della situazione e fulcro esso-stesso di nuuna drammaturgia che non può disperdersi nella cruda elencazione di fatti o nella nebulosa inventiva del complottismo ma deve invece concentrarsi sull'esplicitazione intensa e puntuale di pochi ma fondamentali concetti,di emozini mai nascoste o gridate,ma sempre mostrate e sussurrate. Perchè è solo così che la classica (e pericolosa iin quanto tale ) narrazione della "caduta degli dei o di chi tale si crede " può assumere un valore totalmente nuovo e significativo,in qualità di una storia a più voci che cantano la stessa canzone. Fondamentale dunque l'esplicitazione di tracciati narrativi altrimenti celati o secondari nell'economia 'documentaria ' del romanzo. Così la rivalità sexual-oriented del cattivo-buono Dandi e del buono-cattivo Nicola,così sottotestuale nel libro,assume valore significante all'interno di una contrapposizione ideologica tra il potere che rende intoccabili e quello che rende inetti: lo stesso sistema di valori va poi incontro alla deflagrazione contro l'ambiguo 'codice d'onore ' del tremebondo e instabile Freddo,catturato dai due fuochi mascolini di possesso,tanto da essere incapace di esercitarne esso stesso allorchè si parli di redenzione che nel caso di un epilogo stringente e senza uscita come quello che vediamo qui assume i connotati di un inafferabile isola dei rimpianti. Potere che fortifica,potere che indebolisce e potere che insuperbisce. Colui che ' agli imperatori no ' e quello che 'basta fà così ed è finita' così lontani all'inizio,così vicini nella fine, per ambizione e per sorte,entrambi incapaci di gestire sè stessi e la propria potenza:per entrambi divenire ciò che si è,per la sotterranea eppure stringente catena che un nome impone significherà morire.E poi le figure femminili tanto esteriormente campionesse di un emancipazione inaccattabile quanto veramente incapaci di spezzare i legami di subordinazione al sesso forte. Queste e altre linee di forza si muovono all'interno di un mosaico visivo frenetico ma ordinato,brutale eppure sottilmente elegante,disilluso e disilludente eppure capace di scorci sobriamente elegiaci (alcune scene di sesso splendidamente invadenti,certi paesaggi quasi documentaristici,la disinvoltura con cui gli inserti d'epoca si 'incastrano ' al resto, scene come l'ironica morte del Nero ecc... o il flashback iniziale ) . Una costruzione impeccabile che molto avrebbe perso senza l'apporto fondamentale di un cast ,è proprio il caso di dirlo , stellare: solo per citare i più noti,perfette e impeccabili le interpretazioni di Rossi Stuart e Accorsi, memorabile il parvenu Santamaria,mentre fra le donne una Jasmine Trinca colpevolmente sottoutilizzata cede la palma di miglior interpretazione a una ammaliante e luccicante Mouglalis (grazie anche all'eccelsa caratterizzazione vocale datale da Claudia 'Agente Scully ' Catani ) Credo (francamente ) di potermi fermare qui,anche se sono convinto che si potrebbe a buon diritto non smettere mai di parlare di un simile gioiello.
Per chi non lo ha visto: si fiondio subito,non sprecherà certo il suo tempo .
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Si era visto come il re dell'anarchia, ma
l'uomo nero gli aveva guardato dentro e lo aveva ridotto a un sacco di ossa tremanti, Era rimasto vittima della sua adolescenza prolungata,
Era stato ucciso dalle sue stesse vedute velenose.

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Verme87

Reg.: 01 Set 2006
Messaggi: 2564
Da: catanzaro (CZ)
Inviato: 15-11-2006 18:24  
evvai...ogni tanto anche il nostro cinema è capace di produrre capolavori...perchè è così che considero "Romanzo criminale" un capolavoro...tutto è perfetto...la scenografia...le canzoni...tutto ti fà ritornare a quel vent'ennio di disorini e di violenza...Un grande cast...che riunisce quasoi tutti i nostri migliori attori del momento...in particolare Pier Francesco Favino uno dei miei preferiti...!
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JEFF BUCKLEY FORUM

SINEAD O'CONNOR FORUM

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riddler

Reg.: 11 Set 2003
Messaggi: 380
Da: Milano (AL)
Inviato: 28-11-2006 16:38  
Un gran bel film, l'ho visto ieri sera, sicuramente c'è da domandarsi come mai la giuria dei donatello ha premiato il caimano e non questo film... mah!
Detto questo sorprendente interpretazione di Stefano Accorsi, che si toglie quella faccia da pesce lesso finalmente e sfoggia bravura da tutti i pori...
Non so quanto convinca nel ruolo di cattivo Kim Rossi Stewart...
Impalpabile (o quasi) l'interpretazione di Step/Scamarcio.

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JimDean


Reg.: 27 Nov 2006
Messaggi: 56
Da: biella (BI)
Inviato: 29-11-2006 08:14  
Un Bel Film, violento ma umano.
bravissimo attori destreggiati da un grande regista M.PLACIDO.
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" Anche il Più piccolo granello di Sabbia ha in se, il potere di distruggere..."

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stedeaz

Reg.: 23 Nov 2006
Messaggi: 64
Da: bollate (MI)
Inviato: 29-11-2006 16:23  
Senza dubbio un bel film soprattutto per gli standard italiani e soprattutto perchè è un film d'azione italiano! Porca miseria sembra che in italia l'unica azione sia quella di distretto di polizia o carabinieri...che squallore..Cmq Placido lo preferisco come attore, se proprio devo scegliere, perchè non mi sembra abbia avuto chissà quali intuizioni registiche in questo film e cmq l'ho visto lavorare sul set di una pubblicità e non mi è parso molto sicuro di quello che faceva...
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"la tua autostima è un gradino sotto quella di Kafka" Woody Allen

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